In questi giorni è uscita la notizia che è stato ritrovato uno dei due ragazzi, modelli che posarono per la creazione del logo di “Robe di Kappa”, Renzo Ricciardi che oggi ha 68 anni e vive a Santa Gallura, mentre non si ha ancora notizie della “lei”.
La ricerca dell’identita’ dei due “ex ragazzi” del ’68 era iniziata qualche settimana fa su inziativa di BasicNet, il gruppo di Marco Boglione di cui fa parte tra gli altri il Brand nato a Torino.
Una bella trovata (di marketing) che ha fatto riparlare molto del Brand che oggi è anche Sponsor del Napoli Calcio, e che è stato fondato proprio nel ’68 dall’imprenditore e creativo torinese Maurizio Vitale con il bellissimo payoff di campagna “Dove ci siamo già visti?
L’iniziativa da voce però ad un altro tema, quello su come venivano all’epoca concepiti i loghi, prima degli anni 80 e dell’introduzione di programmi di grafica, eh si non era mica cosi facile come oggi sembra!
I due ragazzi sono stati fotografati in uno studio e poi da quello scatto si è lavorato probabilmente per creare una matrice da cui è nato il logo in questione. Altri uscivano semplicemente da disegni fatti a mano da designer come per esempio il lavoro magistrale fatto da Massimo Vignelli per American Airlines nel 1967 ( leggi anche Design is one )
Il concetto di logo si è stravolto negli anni, il contesto storico ha da sempre segnato un importante discriminante nella comprensione delle scelte di design.
Partendo da questi presupposti, The Logo Company ha dato vita ad un’infografica splendida, di cui riportiamo qualche spunto:
1800s – bianco e nero
Il logo come parte di una strategia di branding divenne essenziale a partire dalla seconda metà del 1800.
Ai tempi erano solo in bianco e nero e spesso c’erano animali a rappresentarne l’identità.
1900s / 1930s – Cominciano a diventare popolari, si pùò parlare di branding. Domina il bianco e nero ma alcuni iniziano ad essere a colori.
1940s – Arriva il colore
Finisce la guerra, nasce la tv, e parte il colore in tutti i loghi. Si inizia a studiare e dare peso alla “psicologia del colore” e le emozioni che il colore insieme ai simboli è in grado di trasmettere.
1960s – i loghi diventano “televisivi”
Loghi più d’impatto che risultassero efficaci anche sul piccolo schermo. Verso la fine degli anni 60 i colori diventano molto più arcobaleno forse per gli influssi “psichedelici” e del contrasto alla guerra che in Vietnam era molto cruda e creava movimenti di protesta.
1970s – Crescita della televisione come strumento pubblicitario e Fine guerra del VIetnam
I loghi si adattano ad una cultura popolare legata a programmi televisivi evoluti e più giovanili e “urban”. La guerra del Vietnam sta per finire e i loghi transano verso colorazioni più autunnali che si ritrovano anche nei poster
1980s – Il design diventa moderno
Inizia l’era del computer e dei programmi di grafica.
1990s – sempre più colore
Per adattarsi ai migliori schermi e si “gioca” di più graficamente grazie ai programmi grafici che migliorano.
2000s – Semplificazione.
Questo filone minimal si sviluppò di pari passo con il ritorno di una sorta di retro-look secondo gli esperti.